La legge Acerbo del 13 novembre 1923
sanziona anche sul piano parlamentare la posizione di forza ormai raggiunta
dai fascisti. Il "listone" capeggiato da Mussolini ottiene la
maggioranza relativa e quindi i due terzi dei seggi alla Camera. Quando i
deputati sono chiamati a ratificare il risultato delle elezioni, il
segretario politico del Partito Socialista Unitario, Giacomo Matteotti,
pronuncia il suo celebre discorso a difesa delle istituzioni democratiche,
contro il risultato elettorale. Pochi giorni dopo viene ucciso per ordine di
Mussolini. Questa azione sancisce definitivamente la fine dello Stato
liberale e della funzione delle istituzioni democratiche italiane, ma allo
stesso tempo accende tra il popolo un sentimento di rivolta, di protesta.
Rosselli rimane estremamente colpito per quanto accaduto. L'esempio del
leader socialista accompagnerà tutta la sua esperienza politica e a lui
dedicherà molti scritti, fra cui spicca per l'interesse storico e politico
Eroe tutto prosa, scritto in occasione del decennale della morte di Turati
su "Almanacco Socialista" del 1934. Carlo rompe gli indugi e
decide di militare attivamente nel partito di Matteotti, il P.S.U., in
scontro diretto con i fascisti. Contesta con Salvemini la scelta di Turati
di ritirarsi "sull'Aventino delle proprie coscienze", anziché
esprimere con forza tutto lo sdegno per le azioni compiute dal fascismo. Il
Governo decide di abolire la libertà di stampa e la voce dell'opposizione
si fa ancora più flebile. La reazione dei giovani militanti socialisti
fiorentini è immediata: Carlo Rosselli ed Ernesto Rossi presentano a
Salvemini il primo numero del nuovo giornale clandestino "Non Mollare.
Bollettino d'informazione durante il regime fascista". L'organizzazione
clandestina è molto ben studiata: ad Ernesto Rossi il compito di trovare
ogni volta tipografie diverse, Nello Traquandi e Max Ascoli si occupano di
diffondere il foglio in tutte le città più importanti d'Italia e Marion
Cave è una coraggiosa segretaria che si riempie spesso i vestiti di copie
appena uscite dalla tipografia. Infine Carlo Rosselli, che con Ernesto Rossi
scrive la maggior parte degli articoli e con Salvemini finanzia tutta
l'operazione. La diffusione è a livello nazionale e si arriva a tirare
quasi dodicimila copie. Ma la vita indisturbata e clandestina del foglio non
è troppo lunga. Per la spiata di un tipografo, Ernesto Rossi è costretto a
rifugiarsi in Francia; Salvemini viene arrestato dai fascisti l'8 giugno e
successivamente scarcerato grazie all'amnistia. Dopo qualche giorno decide
di espatriare in Francia, ma prima di partire si ferma a casa Rosselli, in
Via Giusti, dove un giardiniere, spia fascista, avverte la milizia delle
intenzioni del leader socialista. I fascisti intervengono e saccheggiano
l'abitazione. Il 20 luglio anche Giovanni Amendola, rappresentante
dell'Unione nazionale, viene aggredito dai fascisti a Montecatini.
Nonostante la pericolosità del momento, il 20 settembre Rosselli riesce a
pubblicare il settimo numero di "Non Mollare", in cui viene
riportata la lettera che Cesare Rossi aveva scritto a Mussolini
minacciandolo di rivelare il nome del mandante dell'assassinio Matteotti. La
controffensiva fascista non tarda ad arrivare ed è Mussolini in persona ad
ordinare di arrestare tutti coloro che militano nel gruppo del "Non
Mollare". Immediate le rappresaglie e le spedizioni punitive che
culminano nella "notte di S. Bartolomeo", tra il 3 ed il 4
Ottobre, quando vengono uccisi i deputati socialisti Gustavo Console e
Gaetano Pilati e il repubblicano Giovanni Becciolini. Il periodo di stragi e
violenze fasciste culmina il 15 febbraio 1926 con la morte a Parigi di Piero
Gobetti, cui i fratelli Rosselli erano legati da una forte amicizia. Agli
inizi del 1926 Carlo accetta la nomina a professore incaricato di economia
politica presso l'Istituto Superiore di Genova. Si rende conto che di fronte
a tanta violenza non si può restare in silenzio, ma è necessario reagire
con fermezza e chiarezza di idee. E' infatti urgente che l'area socialista
si ricomponga e ritrovi un nuovo spirito combattivo, un'energia da opporre
alla violenza del fascismo. Bisogna cioè puntare al "rinnovamento del
socialismo", che passa attraverso una nuova piattaforma programmatica
in cui si possano ritrovare tutte le forze dell'antifascismo italiano. Con
questo obiettivo nella primavera del 1926 nasce la rivista "Il Quarto
Stato" che Carlo fonda con Pietro Nenni, leader del partito socialista
e convinto assertore dell'unità socialista. Il messaggio che si vuol
lanciare dalle pagine della rivista è l'unità di tutte le forze
antifasciste, tese a creare una coalizione tra socialisti e repubblicani,
partendo dalla classe operaia, contro il fascismo, ma anche contro la
visione parziale che il comunismo continua ad avere della situazione
italiana. I comunisti sono infatti convinti che il fascismo sia ormai sul
punto di crollare e che, per questo, il movimento rivoluzionario proletario
abbia quale unico scopo quello di organizzarsi per il raggiungimento della
dittatura del proletariato. Dopo una serie di attentati contro Mussolini, il
Consiglio dei Ministri decreta una serie di leggi successivamente definite
"Leggi eccezionali" per la loro connotazione antidemocratica, che
prevedono lo scioglimento dei partiti e di tutte le organizzazioni contrarie
al regime, nonchè la soppressione della stampa antifascista. Anche
"Quarto Stato" rimane vittima della repressione fascista e il 30
ottobre 1926 esce l'ultimo numero dedicato al Congresso del partito
socialista riformista italiano.
da sinistra: Giacomo
Matteotti; "Non mollare"; la redazione

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